venerdì 15 febbraio 2019

Un anno per imparare il Cinese ed ora non serve più.

Egregio Signor Milan.
Smettetela di cambiare Proprietario.
Dopo la finta vendita al bancarottiere cinese mi è toccato studiare il Mandarino.
Volevo che Gongonglì, o come diavolo si chiamava, mi iscrivesse nella lista dei suoi creditori, ereditati certo, e mi premeva dirglielo nella sua lingua, per maggiore  trasparenza del messaggio.
Tutto inutile.
Giusto il tempo di una mia breve e lui cosa fa? Fallisce!
Dichiara default su un bond e, fast, Elliott si palesa alla porta.
Ma chi sarà mai Elliott? Ma Il primo nome di Singer, il fondatore, of course.
Singer non quello della macchina da cucire della Zia Piera, ma quello del fondo che porta il suo nome.
Bravo.
Che affare.
Ora, oltre al nome tuo porti la colpa altrui.
Di chi? Chiederà il Singer, non nel senso del cantante.
Ma di Baresi of course, dei fatti del 25 gennaio 1990, di Massaro e Borgonovo, di Barcella, di Dio e di tutte le volte che è stato chiamato in correo, accoppiato alle sue qualità più prosaiche.
Scrivo mentre ascolto Regina Spektor, Russa transfuga negli USA ed il suo lirismo mi travolge.
Vorrei usare parole truci, volgari e grossolane, come meritano, ma Regina ed i suoi modi gentili me lo impediscono.
Abbozzo e mi chiedo se il perdono non sia, dopo quasi 30 anni, la nemesi opportuna che mi consenta alfine di riposare.
Quasi quasi...

Quasi quasi una sega!

Regina mi aveva quasi fregato ma no! Mai!
Brucerete all’inferno, ladri di merda.
Con le vostre facce impomatate, i vostri sepolcri imbiancati, i vostri modi farseschi e teatrali, le mille trasformazioni e cambi di ragione sociale, perpetrati ad un solo scopo: sfuggirmi.
Mi spiace dirvelo. Se credete che il credito che vanto sia stato ceduto al Monza di quei due Pensionati senza orecchini e tatuaggi vi sbagliate.
Adesso c’é Elliott? E allora la rimessa laterale me la ridá lui.
A rate, in azioni, in un prestito ponte convertendo come l’Alitalia, per me pari sono.
Mettiamoci ad tavolo Paul. Io, tu e la tua macchina da cucire e vedrai che troviamo un accordo.
Che poi è facile.
Ma non domani la renderai, che forse è troppo presto. Dopo. In primavera, quando il maggese indugia nella fluorescenza e quando i nodi, sul pettine, resistono e cedono.
Docili.
Come Regina Spektor con me.
E con la gentilezza che non vi userò mai.
Vi disprezzo.
Mauro Andreini

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