Egregio signor Milan.
Mi dica lei se, svoltato l’angolo dei 50 inverni, mi devo accorgere che per il 50% della mia esistenza la vostra smisurata supponenza e protervia si appende a me come un gatto spaventato alla schiena dell’aggressore.
Un dolce sabato di novembre, mite e colorato, che la vostra cromia in nero e di rosso viene a guastare, provoca in me il rimembrare di un gennaio del secolo scorso, uggioso e presago forse degli eventi.
Li, in quel posto e in quel preciso momento, avete scritto pagine di infamia, ed uso il plurale perché esse sono plurime e diverse.
Avete inaugurato la stagione delle parole vane, delle grandi parabole che ricoprono il nulla.
Con la seconda Repubblica avete generato la seconda Refurtiva.
Il bottino ancora luccica nella vostra grotta eppure non obliato da tutti coloro che serbano senno e discernimento.
Noi, perché ormai posso dire di non essere più solo, non dimentichiamo.
Noi, il vostro Capitan Puerile, che, durante la rincorsa, teme di essere braccato dall’ufficio indagini in caso di errore, lo lasciamo al vostro Pantheon di Eroi Fasulli.
Di ciance e proclami gloriatevi Voi.
Noi, come sempre concreti, soli al mondo riusciamo a zittire le vostre Coppe dei Campioni, ferraccio inutile, semplicemente citando una data.
I vostri titoli, che definirei “di coda”, si frantumano, ancora mentre vengono pronunciati, quando l’orobico che li fronteggia pronuncia queste semplici parole: “si, ma la rimessa laterale?”.
Grazie Franco! Grazie Arrigo!
La mia vita prima del 24 gennaio 1990 era scandita dal 9 a 3.
Dopo questa data sono io che scandisco Voi.
Anche per me siete la squadra più titolata del mondo, ma divergo i titoli, quando essi non siano, in effetti, epiteti.
Non rendetecela mai, vi prego!
Rimanete incatenati al bottino, come Prometeo alla rupe del Caucaso, mentre un’aquila nerazzurra vi mangia le carni.
Avete il privilegio di non capire, che vi garantisce una beata esistenza, mentre tutto intorno a voi genti dotate di comprendonio vi compatiscono.
Ma non siete stanchi di pacche sulle spalle?
Io non certo, di darvele.
Siete solo chiacchiere e distintivo.
Mauro Andreini
Nessun commento:
Posta un commento